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"Non voglio giocare con lui"

pubblicato il:29/09/2023
di:Chiara Colusso

Un giorno una mamma mi ha scritto: non so come comportarmi con mio figlio che, a quattro anni, non ama giocare in gruppo ma preferisce stare al massimo con un paio di bambini alla volta, è molto geloso dei suoi giochi e non li vuole condividere.

Io lo capisco - diceva - ma questo mi crea imbarazzo davanti ad altre persone.

Come posso fare per rispettare la sua indole senza ferire gli altri?
 

Ecco qui una mamma che ha osservato suo figlio, ha provato a comprendere le dinamiche di una situazione.

Non solo, è una donna che si è guardata dentro comprendendo quali emozioni ci fossero in lei. 

Infine è una mamma che cerca il modo per essere d’aiuto al figlio, senza fare un torto “agli altri”.

 

Cosa le ho risposto?

Per prima cosa le ho detto che suo figlio ha un comportamento assolutamente normale: il bambino fino a 6 anni ha bisogno di lavorare (giocare) per formare se stesso, anche se culturalmente siamo abituati al contrario. 
Lo diceva Maria Montessori (e lo confermano oggi le neuroscienze): il vero bisogno di stare nel gruppo emerge nel bambino dai 6 anni, quando inizia ad entrare nel secondo piano dello sviluppo.
Siamo invece abituati a vedere l’esatto contrario: una scuola dell’infanzia che propone spesso attività di gruppo e una scuola primaria che chiede ai bambini di stare da soli nell’apprendimento.

 

In secondo luogo è importante capire quanto sia un problema del bambino e quanto un problema di imbarazzo dell’adulto. 
Se mio figlio morde, il problema più grande è come mi sento io nei confronti dell’altro bambino e dell’altro genitore. 
Quindi si deve imparare a scindere: è un problema che percepisco io su di me oppure è davvero un problema per il bambino?

 

Infine, trovare un modo gentile per dire a quel bambino che nostro figlio non ha voglia di giocarci insieme. Ad esempio, al posto di dire “Vai via non voglio giocare con te” potrebbe essere “Ora preferisco giocare da solo”. 

 

E poi la questione della condivisione: non è il prestare forzatamente qualcosa di nostro agli altri che onora il significato di condivisione.
Se stessi leggendo un bel libro nuovo e arrivasse qualcuno a dirti “Ehi, dai è arrivata tua sorella, chiudi il libro e prestalo a lei, sii gentile” come ti sentiresti?



Un consiglio per te:

  • Molto spesso comportamenti che appaiono sbagliati sono assolutamente naturali, dobbiamo solo imparare a leggerli con gli occhiali giusti.
  • Un certo comportamento è davvero un problema per il bambino, o il problema più grosso sono le emozioni dell’adulto e la paura del giudizio che può arrivare dall’esterno?
  • Un linguaggio gentile è lo strumento migliore che abbiamo: impariamo ad utilizzarlo in modo efficace.
  • Non forziamo i bambini a condividere i loro giochi (su questo ci torneremo in modo più specifico in un altro post).


E adesso vorrei sentire la tua voce: ti sei mai trovat* in una situazione simile? Come ti sei comportat*?

Ti aspetto via mail se ti va. 

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